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domenica 30 luglio 2017

Questo blog  nasce per ragionare insieme sull'uso della fotografia nella rappresentazione degli avvenimenti e dei personaggi, poco importa se famosi o sconosciuti, della narrazione storica. Cercheremo, cioè, di riflettere e fare delle considerazioni sulla storia scritta con la luce, sul documento fotografico che diventa fonte.



Esiste una vera e propria metodologia di lettura dei documenti fotografici.  La prima domanda da porsi  di fronte ad una foto è chiedersi che cosa dice, ma anche che cosa, spesso intenzionalmente, non dice; perché ci mostra alcune cose per cancellarne altre. Inoltre, per poter interpretare correttamente un'immagine, si deve risalire ai criteri di scelta che stabiliscono che cosa è fotografabile, che cosa si può mostrare in rapporto ad un preciso momento storico.  Occorre anche risalire ai valori dell'autore, dell'epoca in cui vive, delle classi sociali dominanti, del committente (se ve n'è uno) o di chi scientemente usa e manipola l'informazione visiva.
Che la fotografia ci mostri alcune cose per rimuoverne altre ce l'ha già fatto acutamente notare Castel, ma basti pensare come nella nostra epoca sono scomparse le fotografie delle veglie funebri, con i familiari che posano accanto al morto, presenti invece nella cultura contadina. In epoca positivistica si pensava fossero fotografabili la follia e le qualità morali, poiché si riteneva che queste fossero scritte nel corpo con segni ben evidenti e codificati, così come, poco più tardi, si usò la fotografia per diffondere immagini di africani ed ebrei a dimostrazione della loro inferiorità razziale.


Queste ed altre interessanti considerazioni sono presenti nell'intervento, curato da Maria Teresa Sega, che vi invito a leggere con attenzione su Bibliolab: www.bibliolab.it /labstoria_teoria/fotografia.htm



Nel link suindicato, fra le altre cose, si esaminano i piani di lettura di un'immagine fotografica che vanno affiancati ed intrecciati per poter comprendere le relazioni tra rappresentazione ed autorappresentazione, realtà e rappresentazione:

  • il piano dell'informazione
  • il piano della rappresentazione
  • il piano dell'autorappresentazione
Per ognuno di essi fornite una breve definizione scritta e fate qualche esempio.




La rivoluzione fotografica accompagna ed affianca la rivoluzione risorgimentale.  La committenza medio-alta della fotografia sarà in gran parte la protagonista dei principali avvenimenti del Risorgimento.  E' questa l'epoca in cui gli scatti fotografici in breve tempo sostituiranno i ritratti e consentiranno ai posteri ( spesso gli stessi familiari) di perpetuare il ricordo della persona cara ad un prezzo molto più abbordabile.  Per di più il ritratto fotografico non solo abbatterà i costi, ma consentirà anche di ottenere la produzione di molteplici copie di un'unica opera.
La fotografia, che a metà Ottocento sta muovendo i primi passi, si rivelerà  nei decenni successivi un formidabile strumento di comunicazione di massa divenendo anche, all'occorrenza, "invenzione" del reale.  Le immagini fotografiche a partire dal Risorgimento costituiranno i primi reportage della storia e le prime vedute dei campi  di battaglia, ma saranno anche i primi ritratti dei patrioti, dei soldati, dei protagonisti di quel periodo, molti dei quali ( tra cui Garibaldi e Mazzini) capiranno la portata rivoluzionaria del nuovo mezzo comunicativo e ne sapranno sfruttare appieno le enormi potenzialità.

    (Archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Roma)

Osservate la fotografia riprodotta sopra.  Essa raffigura la presa di Porta Pia nel 1870 ed è, forse,  l'immagine più simbolica ed emblematica della fine del Risorgimento e del potere temporale della Chiesa. E' coeva all'avvenimento raffigurato e mostra, come potete vedere,  un gruppo di bersaglieri sopra un terrapieno con il fucile imbracciato di fronte alle fortificazioni della Porta.  La presa è inscenata davanti all'imponente portone michelangiolesco ed i soldati sono raffigurati nell'atto di sparare.  A chi?  Non è dato saperlo perché nella foto delle truppe pontificie (gli zuavi) non è rimasta traccia, quasi che il fotografo ottocentesco volesse condannare i militi del papa ad una sorta di damnatio memoriae.

Ricordate che cos'è il potere temporale? Perché nella locuzione viene richiamata la parola "tempo"?
Perché il tempo è messo in relazione con il potere?  Provate a formulare delle ipotesi e a scrivere una definizione per iscritto.
Fate anche una piccola ricerca e trovate la famosa via genovese che ricorda questo avvenimento. Quale nome aveva in precedenza?
Effettuate un'indagine sulla toponomastica risorgimentale delle vie del quartiere dove abitate ed individuate qualche strada dedicata a personaggi o ad avvenimenti del Risorgimento.  Preparate tre o quattro slide Powerpoint per illustrare i risultati della vostra ricerca.


Torniamo alla fotografia che all'epoca dei fatti rappresentati diventerà l'immagine ufficiale della presa di Roma del 1870 in quanto ritenuta molto significativa e verosimile e che, ancora oggi, spesso compare nei manuali scolastici di storia.  Si tratta di una vera immagine o è qualcos'altro?  In realtà siamo davanti ad un ...  Da  che cosa lo avete capito?


Queste due immagini, invece, rappresentano la vera presa di Porta Pia: la prima, una cartolina illustrata dell'epoca, è una visione d'insieme; la seconda,  tratta dall'Archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Roma, inquadra il particolare della breccia.





Quali differenze notate rispetto alla prima immagine della breccia?  Perché la messa in scena della prima fotografia sostituisce di fatto la rappresentazione della realtà?